Se l'Intelligenza Artificiale va a scuola
E del perché l'IA può far parlare gli studenti con Aristotele
"The problem was, you can’t ask Aristotle a question. And I think, as we look towards the next fifty to one hundred years, if we really can come up with these machines that can capture an underlying spirit, or an underlying set of principles, or an underlying way of looking at the world, then, when the next Aristotle comes around, [...] after this person’s dead and gone, we can ask this machine, “Hey, what would Aristotle have said? What about this?”
Nel 1985 Steve Jobs immaginava che di lì a 50 o 100 anni si potesse catturare lo spirito di Aristotele dentro una macchina e poterci dialogare. 38 anni dopo, eccoci qua.
Provare per credere: chiedi a ChatGPT di impersonare Aristotele, e potrai parlare con il filosofo. Ma anche con Platone o qualunque altra personalità sia celebre.
Su ChatGPT si è scritto e letto molto - spesso, soprattutto in Italia, in maniera superficiale - magari rispetto all’impatto sul mondo del lavoro. Tendenzialmente molto rumore, falsi miti e un certo pessimismo. Che non aiutano di fronte a un cambiamento con un potenziale trasformativo enorme, per diversi ambiti.
Tra questi, uno è più di altri essenziale: la scuola. E, in particolare, la domanda è: di fronte a un cambiamento simile, la scuola può permettersi di restare la stessa? No, davvero difficile.
Ma perché oggi ci occupiamo di IA e scuola? Se non altro, per quella che percepiamo come una scarsissima consapevolezza rispetto a questi strumenti, e a come, di fatto, sia difficile pensare che la scuola possa non adeguarsi a questo cambiamento.
Disclaimer: è una questione complessa. Rivedere gli obiettivi di un sistema scolastico e cambiare le sensibilità dei suoi stakeholder non è immediato. Però, parlarne è assolutamente necessario. Quindi proviamo.
Novità: visto che questa Artifacts è scritta in 2, sarà un dialogo. In cui proveremo a capire perché ha poco senso vietare ChatGPT a scuola, quale potrebbe essere un approccio corretto, e cosa farcene di questa Intelligenza Artificiale tra i banchi.
Il Titolo
Lorenzo Ancona: Sgombriamo il campo dai dubbi: siamo d’accordo che, a scuola, non abbia senso vietare o, peggio ancora, far finta che ChatGPT non esista. Che ne pensi?
Giacomo Da Ros: Come fa un’istituzione che non è curiosa ad attrarre la curiosità dei suoi studenti? Se lavori con la conoscenza e non sei perlomeno incuriosito da ChatGPT, non so se sei nel posto giusto. Essere preoccupati, o peggio, negativi rispetto a questi strumenti è un approccio ottuso ed inutilmente limitante.
LA: Sì, e poi - aggiungerei - che senso ha una scuola che prepara ad un mondo che non esiste? Mi spiego meglio: perché gli studenti dovrebbero crescere in un ambiente che ignora l’IA e poi ritrovarsi in un mondo che ne sarà presumibilmente pieno?
GDR: Vero. È come quando a scuola dicevano di non usare Wikipedia, come se Internet fosse garanzia di inaffidabilità. Abbiamo visto lo stesso tipo di filosofia adottata in tante università rispetto all’IA generativa. È necessario un cambio di approccio, ma non penso si possa sperare nelle direttive ministeriali. Ogni professore può decidere se educare al passato o provare ad esplorare il presente insieme ai suoi studenti. Certo, probabilmente in una classe delle medie ora c’è più consapevolezza riguardo l’IA che nella sala insegnanti.
LA: Sì, e poi un altro punto grave: non esiste alcuna direttiva/linea guida del Ministero dell’Istruzione sull’IA. C’è stata qualche dichiarazione - di parziale apertura - ma nulla di più. Non che l’ennesimo documento burocratico possa risolvere le cose magicamente, però mi sembra più il sintomo di una totale assenza di consapevolezza del potenziale di - ad esempio - ChatGPT a scuola. Detto questo, cosa intendi quando dici che un professore può “provare ad esplorare il presente insieme ai suoi studenti”?
GDR: Anche se un insegnante non ha abbastanza dimestichezza con i tool IA per inventarsi dei nuovi compiti, non significa che non possa essere curioso. Anche semplicemente assegnare gli stessi compiti e chiedere agli studenti di raccontare come hanno usato ChatGPT, se è stato loro utile, se continuerebbero ad usarlo, è certamente più utile di fare finta che non esista. In questo ho molto apprezzato la policy dell’università TUDelft, che chiede agli studenti di tenere un diario sul loro utilizzo dell’IA. Mostrare questo tipo di curiosità può potenzialmente appassionare molto di più della didattica tradizionale.
LA: E soprattutto un approccio del genere, costruttivo, porta almeno 3 vantaggi:
genera fiducia tra chi insegna e chi impara
dato che gli studenti probabilmente userebbero l’IA ugualmente, almeno c’è un percorso condiviso
se se ne parla e indubbiamente tutti imparano di più, anche chi magari non è un nerd.
LA: Comunque, per chiudere, come si potrebbe usare concretamente l’IA in classe?
GDR: La prima cosa che mi viene in mente è poter avere del tutoring personalizzato alle esigenze di ognuno. Riprendiamo le parole di Jobs dell’inizio. Quanto incredibile sarebbe poter imparare che ha da dirci Aristotele parlandoci, invece di leggerne il pensiero già “confezionato” in un libro?
LA: Sì, anche con la consapevolezza che ci possono essere delle imprecisioni: comunque meglio educare a questa possibilità. Sugli usi, aggiungerei potenzialità enormi per gli insegnanti. Ad esempio, ci sono professori che stanno usando i chatbot come assistenti, inserendoci articoli, testi, e risorse utili. Così, potenzialmente, gli studenti possono dialogare con una versione “digitale” dell’insegnante. Sostanzialmente un ChatGPT non generale, ma specifico per materie. Che non significa sostituzione dei professori, piuttosto più possibilità di apprendere per gli alunni. Non è utopia, sta succedendo: dovremmo parlarne di più.
Argomento spinoso: che ne pensi? Dicci la tua!
Rassegna (Stampa)
Questa settimana ne sono successe davvero troppe troppe troppe:
Bard, il chatbot di Google, ora può leggerci le mail e i nostri documenti ma può anche verificare se è vero quello che dice
ChatGPT potrà generare immagini grazie al nuovo DALL-E 3 ma potrà anche vedere, parlare e sentire
TikTok comincia a verificare se qualcosa è generato con l’IA ma soprattutto ora permetterà di fare le ricerche con Google
Arriva l’Intelligenza Artificiale su Windows, e sembra essere incredibile
Spotify comincerà a clonare gli autori dei podcast con l’IA
Esistono gli alcolisti anonimi del Digital Detox
Lo Scaffale
Senza dubbio uno dei miei libri preferiti. Con Futureproof - 9 Rules for Humans in the Age of Automation, Kevin Roose, giornalista del NYT e autore del super podcast Hard Fork, spiega in 9 capitoli perché anche nell’era delle macchine e dell’IA quello che ci salverà sarà, semplicemente, essere sempre e comunque ostinatamente più umani.
Nerding
Visto che ad OpenAI leggono sicuramente Artifacts, il prossimo DALL-E appena annunciato saprà scrivere, come il tool di Nerding della settimana scorsa. Allora rilancio. Con Glif non potete semplicemente scrivere, ma creare delle scritte dentro immagini. È sinceramente impressionante. Tipo così:
Grazie per essere arrivato fin qua, ci sentiamo martedì prossimo!